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Martedì 24/9/2019 - 5:00 (UTC) Perché si prevede una nuova crisi economica mondiale? Gli effetti delle nostre azioni dipendono dagli obiettivi realmente perseguiti, quelli per realizzare i quali si agisce. Noi viviamo nel sistema economico detto capitalistico. L’obiettivo di chi fa parte del sistema capitalistico è l’accumulazione di ricchezza. Questo obiettivo non è comune a tutti i sistemi economici. Per esempio, quasi tutti gli originari nativi africani, asiatici ed americani raccoglievano e cacciavano soltanto quello che serviva per vivere e mai di più. L’accumulazione ha avuto inizio quando, con la rivoluzione agricola, «La capacità di produrre stabilmente e conservare un surplus di beni indispensabili alla sopravvivenza ha consentito a parte della popolazione di dedicarsi ad altre attività. La divisione del lavoro ha favorito la specializzazione da cui deriva l'aumento generale della capacità produttiva e la possibilità di produrre surplus di altri beni.» (da http://www.ekabank.org/it/why.html). Dalla divisione del lavoro hanno avuto origine le classi sociali e quindi l’innaturale sperequazione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale, fra produzione, commercio e speculazione, fra ricchezza prodotta con il lavoro e ricchezza rapinata con la forza. Per accumulare ricchezza bisogna realizzare profitto. Per realizzare profitto bisogna ricavare più di quello che costa produrre beni e servizi (ricavi meno costi uguale profitto). E poiché il costo dei beni e dei servizi è costituito da tutto il lavoro necessario alla loro produzione (compresa l’estrazione di materie prime per i i beni e l’ideazione per i servizi), il profitto non è altro che la parte di valore di beni e servizi sottratti a chi lavora per produrli. Nel sistema capitalistico non si produce per soddisfare bisogni. Si consuma per produrre. Si produce per ottenere profitto. Si realizza profitto per accumulare ricchezza. La causa delle crisi del capitalismo è la cosiddetta «caduta tendenziale del tasso di profitto» (Karl Marx, Il Capitale, http://www.criticamente.com/marxismo/capitale/capitale_3/Marx_Karl_-_Il_Capitale_-_Libro_III_-_13.htm). Che cos’è? È la tendenza alla riduzione fino all’azzeramento del profitto per effetto del progresso tecnologico: più tecnologia, più produttività con meno lavoro, quindi meno occupazione, perché all’aumento della produttività non si fa corrispondere, a causa della competizione fra lavoratori, una proporzionale riduzione del tempo di lavoro (Keynes), quindi meno valore totale ai lavoratori (totale salari), quindi meno disponibilità di denaro per gli stessi, quindi sottoconsumo, quindi eccesso di produzione, quindi merci invendute in magazzino, quindi riduzione della produzione, quindi riduzione dell’occupazione. Un circolo vizioso. Fino a quando le riserve di merci prodotte non sono esaurite e quindi si riprende ad aumentare la produzione e l’occupazione fino alla crisi successiva. Con la rivoluzione industriale, l’uso insensato dell’aumento della tecnologia per produrre il massimo profitto (o per evitare la caduta del profitto) ha provocato anche una crisi ecologica, ormai irreversibile, e con essa una crisi morale, etica, complessiva, universale e quindi strutturale. Uno degli aspetti peggiori di questo processo è il consumismo (con la cosiddetta invenzione dei bisogni superflui e con lo spreco), che fa utilizzare molte più risorse di quelle che il nostro pianeta riesca a rigenerare (l’impronta ecologica: già oggi utilizziamo un pianeta e mezzo). Per eliminare le crisi economiche bisogna cambiare paradigma: bisogna produrre per soddisfare bisogni nel rispetto della natura dalla quale abbiamo avuto origine e della quale facciamo parte. La soluzione più originale è l’ergonia (http://www.holosbank.org/unigov/Ergonia.htm). Navasthana. Rodolfo Marusi Guareschi.

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